Questa settimana il cambio di stagione si è inequivocabilmente fatto sentire.
Tra uno starnuto, una tisana e un paio di occhiaie di chi sta dormendo poco e male, iniziamo a trascinarci come zombie già pronti per Halloween e desideriamo solo un divano, una coperta e una serie TV.
Personalmente, sto recuperando Only Murders in the Building e ho trovato questo passaggio in cui Bunny Folger fa una bella riflessione sull’importanza di coltivare più di una passione per non correre il rischio di cadere in una vita svuotata di senso, anche se non proprio con queste parole…
Nella newsletter di oggi: lo streetwear subisce un duro colpo, i ghiacciai continuano a sciogliersi, i treni continuano a bloccarsi, ma per fortuna è uscito un nuovo album di Ezra Collective.
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I contenuti rilevanti di questa settimana.
P. Diddy, il #MeToo e l’olio per bambini
Sono passate più di due settimane da quando Sean Combs (in arte Diddy, Puff Daddy, P. Diddy, ecc.) è stato arrestato e le denunce nei suoi confronti continuano ad accumularsi.
Al momento sono più di 120 accuse per maltrattamenti, violenze e stupri accumulate dal novembre 2023 ad oggi in riferimento a fatti avvenuti tra il 1991 e il 2024, che si aggiungono a quella di reati penali da parte del governo.
La vicenda legale in effetti è piuttosto complicata e a peggiorare la situazione stanno contribuendo varie fake news tra cui una canzone di Justin Bieber in realtà creata con l’AI, una dichiarazione di LeBron James e una foto di Megan Fox e Kourtney Kardashian.
Provando a farla semplice, Combs si trova ad affrontare due tipi di casi: un procedimento penale avviato dal governo federale e (per il momento) 120 procedimenti civili avviati da singoli individui, ciascuno dei quali prevede accuse diverse.
Il producer è stato arrestato per il procedimento penale, con il quale il governo sostiene che abbia utilizzato la sua impresa commerciale per commettere attività criminali, tra cui traffico sessuale e stupri, e poi abbia sfruttato il suo potere per intimidire le vittime e nascondere i crimini.
I procedimenti civili verranno invece valutati individualmente e, nel caso in cui Combs dovesse risultare colpevole, porteranno al risarcimento delle vittime e a un potenziale inasprimento della pena in termini di anni di reclusione.
La vicenda relativa alle presunte violenze sessuali commesse da Sean Combs è probabilmente la più grave tra quelle legate al mondo della musica e potrebbe dare il via a un #MeToo come quello che ha colpito Hollywood qualche anno fa.
Il tempo e l’evoluzione delle indagini sapranno dirci di più. Nel frattempo, uno dei dettagli più strani nell’atto di accusa a Combs è che le autorità affermano di aver sequestrato "più di 1.000 bottiglie di olio per bambini e lubrificante" durante le perquisizioni nelle residenze del magnate.
L’olio sarebbe stato utilizzato durante le “esibizioni” richieste dal rapper alle sue vittime e il dettaglio ha trovato riscontro nella causa avviata da Cassandra Ventura, ex-fidanzata di Combs, che ha parlato di quantità “eccessive” di prodotto versatele sul corpo. Ecco perché sui social troverai meme come questi.
Ah, e comunque il caso Sean Combs verrà raccontato in una serie Netflix prodotta da 50 Cent che è sempre pronto a infierire sul suo storico rivale.
Milan-Inter e il segreto di Pulcinella
(Da Wikipedia) «Segreto di Pulcinella» è un idiomatismo della lingua italiana usato per indicare un segreto che non è più tale, qualcosa che ormai è diventato di pubblico dominio nonostante i tentativi di tenerlo nascosto da parte di chi lo detiene e, più in generale, la locuzione può anche essere usata per sottolineare un'ovvietà.
L’espressione perfetta per descrivere le evidenze emerse dall’inchiesta sul tifo organizzato di Milan e Inter di cui si sta parlando tanto in questi giorni.
Quello che emerge è che l’Inter è in una «situazione di sudditanza nei confronti degli esponenti della Curva Nord» e che gli ultras di entrambe le tifoserie ottengono migliaia di biglietti per le partite che rivendono a prezzi maggiorati, gestiscono illecitamente i parcheggi di San Siro e la vendita di bevande al suo interno e chiedono il pizzo agli ambulanti che vendono panini.
C’è qualcosa fin qui che ti sorprende? Purtroppo, credo di no.
E non sorprende neanche che le tifoserie - come visto anche nel 2019 nell’inchiesta sul tifo organizzato della Juventus - abbiano legami con membri di famiglie mafiose come Marco Ferdico e Renato Bosetti, arrestati insieme ad altre 19 persone durante il blitz e considerati i capi della Curva Nord fino a poco tempo fa insieme ad Andrea Beretta e Antonio Bellocco, prima che Bellocco venisse ucciso proprio da Beretta.
Le indagini stabiliranno se le società sportive e i loro dipendenti saranno da considerare come vittime o complici in questo frangente. Nel frattempo, quello che si delinea è uno scenario inquietante che ribadisce la pervasività delle infiltrazioni criminali nelle curve italiane, ma che ormai non stupisce più nessuno.
Monsters sta facendo discutere
Monsters è il secondo atto della serie tv di Ryan Murphy che nel 2022 aveva raccontato la storia di Jeffrey Dahmer.
Il nuovo capitolo è dedicato a uno dei casi di cronaca più eclatanti nella storia della California. È la storia di Lyle ed Erik Menéndez che il 20 agosto del 1989, all’età rispettivamente di 18 e 21 anni, entrano in casa e uccidono i genitori José e Kitty a colpi di fucile.
L’omicidio dà il via a un lungo e spettacolare processo che termina con la condanna all’ergastolo per entrambi i fratelli non prima di aver svelato il lato oscuro della ricca Beverly Hills e gli anni di violenze e abusi subiti da Lyle ed Erik dietro al sipario di una famiglia apparentemente perfetta.
E allora chi sono i veri mostri di questa storia?
Non è semplice dirlo, né tanto meno la serie ha le pretese di dimostrarlo.
Il vero Erik Menéndez l’ha definita «raccapricciante» e «disonesta», sostenendo che sia piena di bugie orribili e che riporti indietro di decenni le conquiste delle vittime di abusi sessuali.
Un’accusa pesante che ha indotto Murphy a rispondere, dichiarando ai microfoni di E! News che «l’obiettivo era presentare tutti i fatti e farvi riflettere su due cose: decidere chi è innocente, chi è colpevole, e chi è il vero mostro, e aprire una conversazione su qualcosa di cui non si parla mai nella nostra cultura, ovvero l’abuso sessuale maschile, che trattiamo con responsabilità.»
A conferma che il caso faccia ancora discutere, Netflix ha deciso di pubblicare un documentario in cui prendono parola proprio i due assassini. Si chiama The Menéndez Brothers ed esce il prossimo lunedì 7 ottobre. Trovi il trailer qui.
Anche MTV ha nostalgia di MTV
Non solo ai millennial cresciuti tra una diretta di TRL e una puntata di Daria, anche alla stessa MTV manca la vecchia MTV.
L’emittente sta infatti vivendo una lunga crisi di identità e di pubblico e sta provando a rimanere a galla aggrappandosi a format collaudati (se non ripetitivi) come i reality show e invogliando il pubblico al rewatch della vecchia programmazione facendo leva sull’effetto nostalgia.
Se c’è qualche speranza per la rinascita di MTV, è che gli spettatori dei Video Music Award di quest’anno sono aumentati dell’8% rispetto a quelli dell’anno scorso, grazie soprattutto alla partecipazione di grandi artisti di nuova generazione come Sabrina Carpenter e Chappell Roan, oltre a Taylor Swift.
Considerando l’evoluzione e i continui cambiamenti nel mondo dell’intrattenimento, la scomparsa di MTV non sarebbe sorprendente ma costituirebbe comunque un duro colpo culturale.
E allora non resta che confidare nella capacità di reinventarsi che il network ha dimostrato più volte negli anni, oppure accettare con un sorriso il suo ingresso definitivo nella nostra collezione di ricordi adolescenziali.
LVMH scarica Off White… e lo streetwear
Lo scorso 30 settembre, Virgil Abloh avrebbe compiuto 44 anni. Il designer statunitense aveva fondato Off-White a Milano nel 2012 e ne era stato la guida artistica e spirituale fino alla sua prematura scomparsa nel novembre 2021, qualche mese dopo aver ceduto le quote di maggioranza del marchio alla multinazionale francese del lusso LVMH.
Da quel momento, l’eredità di Abloh è stata raccolta da Ib Kamara che nel ruolo di nuovo direttore creativo non è però mai riuscito a entrare in sintonia con i clienti principali di Off-White, perdendo diversi rivenditori all’ingrosso e dimostrando come gli stilisti fondatori e i loro marchi siano spesso intrinsecamente legati: quando il talento se ne va, il marchio può ridursi a poco più di un nome.
Nel frattempo, LVMH ha deciso di puntare progressivamente sempre più sull’abbigliamento di lusso esclusivo e sempre meno sullo streetwear di fascia alta, di cui Abloh era stato uno dei padri fondatori, e ha forse deciso di chiudere un cerchio vendendo Off-White a Bluestar Alliance proprio lo scorso lunedì, il giorno del compleanno di Abloh.
Il nuovo proprietario del brand è noto per l'acquisizione di marchi in disuso e per la concessione in licenza dei loro nomi, e, anche se ha dichiarato di voler “onorare e costruire sull'eredità duratura di Virgil Abloh”, il futuro di Off-White sembra essere destinato a un posizionamento su fasce di prezzo più basse.
La vendita di Off-White è comunque un’operazione rara per LVMH, a dimostrazione del fatto che senza la fama e la visione creativa di Abloh, lo streetwear potrebbe non essere più di grande interesse per il conglomerato... e forse per l'industria del lusso in generale.
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