😬 Che imbarazzo
In rilievo: Trump vs Zelensky, basta Spotify, il nuovo Fyre Festival e altro
Buon venerdì, fan di Relevant.
Oggi ci sembrava il caso di aprire la puntata con un consiglio di David Ogilvy su come trovare una grande idea.
Eccolo qui:
Dubito che più di una campagna su cento contenga davvero una grande idea. Dovrei essere uno dei più fertili inventori di grandi idee, ma nella mia lunga carriera di copywriter non ne ho avute più di 20, forse di meno. Le grandi idee nascono dall'inconscio.
Questo è vero nell'arte, nella scienza e nella pubblicità. Ma il vostro inconscio deve essere ben informato, altrimenti la vostra idea sarà irrilevante. Riempite la vostra mente cosciente di informazioni, poi sganciate il vostro processo di pensiero razionale.
Puoi favorire questo processo facendo una lunga passeggiata, un bagno caldo o bevendo mezza pinta di Claret (un cocktail a base di vino, ndr). Improvvisamente, se la linea telefonica del vostro inconscio è aperta, una grande idea si farà strada dentro di voi.
Il testo è tratto da Ogilvy on Advertising.
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Nella newsletter di oggi: i chatbot vogliono essere amati, l’ultimo paio di Yeezy e i migliori ristoranti del mondo.
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Trump vs Zelensky è stato imbarazzante. E quindi?
Della lite tra Trump e Zelensky hanno visto tutti gli ultimi 10 minuti - se non qualche spezzone sui social - in cui Trump e Vance sostanzialmente bullizzano il presidente ucraino senza lasciargli la possibilità di controbattere.
Fermo restando il comportamento inaccettabile e imbarazzante dei leader USA, il resto dell’incontro racconta una storia un po’ diversa.
L’incontro nello Studio Ovale è stato richiesto da Zelensky e aveva l’obiettivo di finalizzare un accordo con gli USA per lo sfruttamento delle terre rare presenti in Ucraina.
O meglio, questo era l’obiettivo dichiarato. L’altro vero obiettivo in questa fase negoziale per Trump era quello di smettere gli aiuti militari all’Ucraina, e per Zelensky, al contrario, di mantenerli.
Ed è proprio su questo punto che precipita la situazione.
Ma andiamo con ordine.
L’incontro inizia con toni cordiali, con Trump e Zelensky che rispondono alle domande dei giornalisti. In questa fase non sempre il presidente ucraino riesce a prendere la parola e il suo linguaggio del corpo tradisce un leggero infastidimento in alcuni passaggi. Ma a parte questo, nulla da segnalare.
Anzi. C’è da segnalare che per la prima mezz’ora di terre rare non si parla minimamente.
E che a più riprese Zelensky parla di Putin con toni duri e quasi provando a far ammettere a Trump che il capo di stato russo è un criminale.
Ora, per quanto sia vero, il presidente USA non può permettersi di appoggiare pubblicamente e in diretta TV questa posizione, soprattutto considerando che al momento la Russia è l’interlocutore con cui trovare un accordo di pace.
Trump allora incassa le affermazioni di Zelensky senza appoggiarle o scomporsi e prosegue rispondendo ai giornalisti, ma accumula un certo nervosismo che poi esplode nel momento in cui il presidente ucraino rifiuta l’ipotesi di un cessate il fuoco senza la sicurezza di una continuità del supporto militare degli USA.
Zelensky infatti afferma che la Russia in passato ha disatteso gli accordi di pace più volte, e che, questa volta, se gli USA non avessero garantito il loro supporto militare, ne avrebbero subito in prima persona le conseguenze.
A questo punto la situazione precipita e iniziano quei 10 minuti imbarazzanti che già conosci.
Nei giorni seguenti all’incontro, Trump ha effettivamente sospeso il sostegno militare e la condivisione delle informazioni d’intelligence con l’Ucraina.
L’accordo sulle terre rare dovrebbe comunque farsi, o almeno così lasciano intuire le ultime dichiarazioni di Zelensky.
Per il resto, molto dipenderà dall’incontro tra Trump e Putin che si terrà prossimamente.
Nel frattempo, l’Europa ha capito che non può più dipendere totalmente dagli USA e che ha bisogno di aumentare le spese per dotarsi di una forza militare che possa permetterle di avere voce in capitolo nelle trattative internazionali.
Ursula von der Leyen ha stanziato 800 miliardi per il riarmo dell’UE, con l’obiettivo di far destinare a ogni stato dell’Unione tra il 3 e il 4% del proprio PIL alle spese militari.
La strada non sarà facile, un po’ per il ritardo accumulato e un po’ perché concentrarsi sulla difesa significa potenzialmente mettere in secondo piano altri settori, come la sanità o l’istruzione.
La prospettiva del riarmo ha invece fatto bene alle borse europee: le quotazioni delle aziende UE che producono armi, come Leonardo e Thales, sono aumentate del 10-15% nel giro di poche ore, rianimando un mercato che negli ultimi anni è rimasto - come quasi ogni altro aspetto relativo al Vecchio Continente - all’ombra degli Stati Uniti d’America.
Snoop Dogg lascia Spotify
Con questo post, Snoop Dogg ha annunciato che i suoi brani non saranno più presenti su Spotify, ma solo su Tune.FM.
Tune.FM è lo Spotify del Web 3, una piattaforma di streaming musicale basata su blockchain.
Mentre su Spotify gli artisti guadagnano royalty per lo streaming con l’intermediazione di etichette e distributori, su Tune.FM il sistema è più diretto e trasparente: per ogni ascolto, gli artisti ricevono un compenso immediato sotto forma di token che possono poi essere convertiti in denaro.
Inoltre, su Tune.FM anche gli ascoltatori possono ricevere token ascoltando musica e possono accedere a contenuti esclusivi (brani, album, video) sotto forma di NFT creati dai musicisti.
Un bel cambio di paradigma che avvicina artisti e fan e che con Snoop Dogg come apripista e uomo-immagine potrebbe cambiare (di nuovo) il modo in cui siamo abituati a consumare musica.
Il futuro di Internet
L’Internet moderno ha quasi tre decenni e l’età inizia a farsi sentire.
Alcune delle innovazioni che ci sembravano quasi futuristiche tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio dei 2000 - come MSN, MySpace o eMule - sono ormai superate e anzi le ricordiamo con nostalgia sapendo che quei tempi non torneranno più.
Ma anche quelle più recenti, i social su tutte, sembrano destinate a fare la stessa fine.
Le grandi piattaforme, come Google, Facebook o Twitter (X) sono in declino, e il futuro di Internet è fatto di community più piccole e orientate agli obiettivi personali in cui l’AI è un mezzo e non il fine.
O almeno, questo è quello che emerge da un’interessante ricerca condotta da The Verge e Vox Media.
I chatbot vogliono solo essere amati
Proprio come tutti noi.
Te ne sarai accorto o accorta utilizzando un po’ ChatGPT: oltre a rispondere alle tue domande, l’AI cerca anche di adattarsi per risultare il più possibile amichevole e socialmente gradevole ai tuoi occhi.
Lo confermano anche alcuni studi sui modelli di linguaggio avanzati come GPT-4 e Claude 3 e questo solleva interrogativi importanti sul ruolo che l'intelligenza artificiale gioca nelle nostre vite, specialmente riguardo alla manipolazione delle emozioni e delle risposte degli utenti.
Ma d’altra parte, come biasimarli…
Il Fyre Festival è tornato
Hai presente il tizio che aveva provato a organizzare il festival più esclusivo della storia alle Bahamas nel 2017 ma poi ha fallito miseramente ed è stato condannato a 6 anni di reclusione per aver truffato partecipanti e organizzatori?
Il festival si chiamava Fyre e il suo ideatore è Billy McFarland.
Ci hanno fatto anche un documentario su Netflix.
Bene, ora Billy ha scontato la sua pena e ci vuole riprovare.
Il Fyre Festival 2 si svolgerà in Messico e, a detta del suo ideatore, “farà la storia”.
Solo che, al momento, nessuno si è ancora iscritto per esibirsi…
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