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In rilievo: Netflix ha rotto il cinema, influencer-lavoratori, AI horrorcore e altro
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🔥 IN RILIEVO
I contenuti rilevanti di questa settimana.
Come Netflix ha rovinato cinema e TV
Nel giro di qualche decennio, Netflix è passato dall’essere un innovatore nel settore del noleggio DVD a gigante dello streaming globale e durante il suo percorso ha distrutto le convenzioni dell’industria cinematografica e televisiva.
È quello che afferma Will Tavlin in questo bel saggio che vale la pena leggere per comprendere alcune dinamiche fondamentali che stanno cambiando il mondo dell’intrattenimento.
Qualche highlight:
Contenuti di scarsa qualità
Netflix produce una quantità enorme di film e serie, ma molti sono progettati come "casual viewing" – contenuti da consumare distrattamente. I film e le serie sono algoritmicamente ottimizzati per adattarsi ai gusti di nicchie specifiche, risultando spesso stereotipati, privi di profondità narrativa e stilisticamente scadenti. Produzioni come Tall Girl o Murder Mystery mancano di qualità visiva e narrativa e sembrano costruite per essere dimenticate subito dopo averle viste.Distruzione del modello economico cinematografico
Netflix ha abbandonato il sistema dei residui (royalty per riutilizzo dei contenuti) che garantiva un reddito costante a scrittori, registi e attori. Il modello "cost-plus" di Netflix paga un sovrapprezzo iniziale ma elimina i ricavi futuri, colpendo duramente la classe media di Hollywood. La piattaforma si concentra su pochi grandi nomi, lasciando poco spazio a nuove voci creative e riducendo la diversità narrativa.Metriche fuorvianti
Il modello di distribuzione in streaming elimina i tradizionali indicatori di successo, come il box office, e rende impossibile misurare l'impatto reale delle produzioni. Con metriche come "ore visualizzate" o "almeno due minuti guardati," Netflix dà l'illusione di successi globali, mentre molti contenuti non vengono effettivamente completati o apprezzati.Poche produzioni indipendenti
Dopo un breve interesse iniziale per i film indipendenti, Netflix ha abbandonato questa nicchia per concentrarsi su prodotti più sicuri e generici. Anche quando supporta autori importanti, come Scorsese o Campion, lo fa solo per legittimarsi e poi relegarli all'irrilevanza sulla piattaforma. Film di registi indipendenti o ambiziosi diventano invisibili, perdendo il contatto con il pubblico e la critica.Visione distratta dei contenuti
Netflix incoraggia un consumo passivo e distratto dei contenuti, progettando film e serie che possano essere seguiti anche senza attenzione costante. Funzioni come l'autoplay e "Play Something" riflettono questa filosofia. Come conseguenza, il cinema e le serie TV perdono il loro ruolo di arte capace di coinvolgere e stimolare il pubblico, trasformandosi in sottofondo senza significato.
La nuova ondata di influencer lavoratori
Pizzaioli, muratori, pescivendoli, calzolai, elettricisti: gli influencer del momento sono persone che lavorano con le mani e condividono il dietro le quinte del loro mestiere.
In Italia c’è ad esempio scuderi_alessandro che sforna pizze e lievitati e ha lanciato il suo brand di basi per pizza; Zizza di Bottega del Giglio che unisce contenuti educativi e ASMR per raccontare la sua pelletteria storica nel cuore di Firenze; Emanuele Simeoli di Simegarden che condivide consigli di giardinaggio mentre pubblicizza il suo negozio di piante.
Sulla scia di account come allanticovinaio, gigipescheria o donatodecaprio che hanno raggiunto milioni di follower e un pubblico internazionale, i creator provenienti da contesti lavorativi ordinari stanno conquistando il pubblico e attirando investimenti dai grandi marchi, dimostrando che la connessione autentica e lo storytelling spontaneo possono essere più potenti dei mega-budget di produzioni iper-curate.
Tutto quello che mangiamo contiene plastica
Un recente studio ha esaminato la presenza di sostanze chimiche plastiche in oltre 300 alimenti di uso quotidiano, scoprendo che l'86% dei prodotti testati conteneva almeno una delle 18 sostanze analizzate, tra cui ftalati e bisfenoli.
Questi composti, spesso associati a potenziali rischi per la salute umana, sono stati rilevati in una vasta gamma di prodotti, inclusi cibi biologici, latte materno e alimenti per neonati.
L’assenza di standard regolatori aggiornati, unita all’evidenza di effetti cumulativi e a basse dosi, suggerisce che le attuali soglie di sicurezza potrebbero essere drasticamente sottovalutate e richiedono interventi urgenti per proteggere la salute pubblica.
Lo show di Mr.Beast è incredibilmente noioso
Mr. Beast, all’anagrafe James Stephen Donaldson, classe ‘98, è lo youtuber più famoso del mondo e poco prima di Natale ha lanciato Beast Games, il suo primo show televisivo su Amazon Prime.
Si tratta di una sorta di via di mezzo tra Squid Game e Takeshi’s Castle in cui 1000 partecipanti si affrontano in una serie di sfide a eliminazione fino a decretare il vincitore o la vincitrice del montepremi più alto della storia: 5 milioni di dollari.
L’intero show è costato quasi 100 milioni di dollari ed è tecnicamente ineccepibile, peccato che sia anche terribilmente noioso. E i motivi sono vari.
Innanzi tutto i concorrenti sono anonimi. Lo show non dedica tempo a presentarli o a far emergere la loro personalità. I partecipanti appaiono come numeri in un gioco più grande, e i primi 500 vengono eliminati senza che lo spettatore impari nulla su di loro.
La narrazione si concentra poi solo sullo spettacolo visivo, con sfide impressionanti e scenografie hollywoodiane, ma manca di contesto emotivo, di relazioni tra i partecipanti (alleanze, tradimenti, rivalità), conflitti e risoluzioni che stanno alla base di ogni narrazione coinvolgente.
Mr. Beast voleva dimostrare di poter replicare il successo ottenuto su YouTube anche su altre piattaforme più tradizionali, ma per il momento non ci è riuscito.
Il successo di molti creator si basa su contenuti immediati, personalizzati e interattivi, che spesso si perdono nel passaggio a media che richiedono narrazioni più complesse e coinvolgenti.
Il fatto che il creator più grande del mondo fatichi a tradurre il suo stile nel contesto televisivo potrebbe comunque non essere per forza un fallimento, ma una naturale delineazione di due mondi che funzionano meglio quando rimangono separati.
L’ascesa dell’AI horrorcore
Da quando gli strumenti di intelligenza artificiale generativa sono diventati mainstream, i feed hanno iniziato a riempirsi di contenuti horror surreali - come umanoidi fatti di tuorli, gatti demoniaci, dongcrawlers e altre creature inquietanti - fino a inaugurare una nuova nicchia di tendenza online: l’AI horrorcore.
Ma al di là della tendenza del momento, l’AI horrorcore potrebbe riflettere le ansie collettive dell’epoca contemporanea - un’era segnata da crisi globali, trasformazioni tecnologiche e un profondo senso di instabilità.
In un mondo che sempre più fatica a comprendere sé stesso, queste visioni artificiali incarnano paure primordiali e archetipi psicologici, e ci dicono qualcosa sulle ombre della nostra coscienza collettiva.
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